domenica 25 settembre 2016

In stato di utopia

Maffesoli a Venezia


Cinquecento anni dopo l'isola che non c'è di Thomas More, siamo ritornati a chiederci se sia ancora possibile l'utopia. Non luogo per eccellenza, e quindi impossibile da trovare, questo concetto continua a interessare e a popolare l'immaginario collettivo, adattandosi però ai mutamenti della società.
L'utopia segue l'andamento sociale e si fa liquida, diventando un "ammortizzatore " dell'incertezza.
Sull'utopia e distopia, sulle utopie indesiderabili e l'utopia interstiziale, si è tenuta la giornata di studi “In stato di utopia” con Michel Maffesoli, Mauro Pala e Carlo Bordoni, organizzata da Alessandro Scarsella del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Oggi su la Lettura un dialogo con il sociologo francese Michel Maffesoli, professore emerito alla Sorbonne-Sciences Humaines di Parigi e titolare della cattedra “Émile Durkheim”, che spiega come sia cambiata l'utopia tra moderno e postmoderno, teorizzando una definizione di "utopia interstiziale".

Modernità addio, è l'era del silenzio è pubblicato su laLettura #252, Il Corriere della sera del 25/09/2016

domenica 11 settembre 2016

Il tema della fuga su laLettura #250

Fuga dentro una bolla

La bolla ambientale applicata alla sociologia del turismo, teorizzata da Daniel J. Boorstin, ha assunto nel tempo forme diverse: per gli inglese del Grand Tour erano libri, bauli di vestiti e accessori, scatole di tè e, soprattutto, abitudini da ricreare nei luoghi visitati. Una sorta di colonizzazione soft che permetteva di riprodurre ovunque il proprio ambiente rassicurante. Poi è stata la nave da crociera, che porta in luoghi sconosciuti e nuovi, ma permette di salire e scendere per immergersi e ritrarsi dall'alterità del mondo circostante: a bordo si parla la lingua del turista, si servono cibi conosciuti, si ascolta musica, si mettono in scena spettacoli, si offre un mondo noto dove sentirsi a casa, un pezzetto di familiarità con tocchi di esotismo.
Per il post-turista lo smartphone permette di restare in costante contatto con la propria realtà circoscritta, pur essendo fisicamente altrove. Un legame con la casa-madre, una versione più attuale di bolla ambientale,da tenere in tasca e in cui trovare rifugio. La tecnologia consente di non staccare mai, di non sentirsi soli e mantenere il contatto con il proprio mondo di riferimento.

Questo velo impalpabile diventa una pratica difesa anche al di là della sociologia del turismo,  molto adatta a preservare l'individuo de-socializzato, isolato e confuso da una realtà mutevole, che non offre certezze, ma richiede un'autodifesa. Se una volta la bolla ambientale poteva essere vista come un escamotage negativo, oggi è invece una risorsa. Ora che i progetti sono a breve termine e gli ideali relagati nell'ambito delle utopie dismesse, uno spazio confortante aiuta a sottrarsi al morso dell'incertezza, mette al riparo le sicurezze individuali in attesa che l'interregnum passi.

Su la Lettura#250 l'elogio della fuga, 4 pagine sulla voglia di scomparire con i contributi di Adriano Favole, Nicola Campogrande, Pierre Zaoui, Carlo Bordoni 
La bolla ambientale. La teoria di Boorstin, le sfere di Sloterdijk è pubblicato su la Lettura #250, Il Corriere della Sera 11 settembre 2016