che piace a tutti
La cultura da
“stimolante” a “tranquillante”, come dice Talcott Parsons, è uno strumento
che mette in grado il sistema di “recuperare il proprio equilibrio”. Ma nella modernità tutto questo è cambiato.
La cultura snack della società liquida non fa differenze di classe. Non è più quella che serve a distinguere e a mantenere le "distanze" sociali, ma non è più neppure la cultura di massa, generalizzata e falsamente democratica.Oggi è un prodotto che si consuma in fretta o si getta direttamente, come un avanzo deperibile. Permette una fruizione liberatoria e superficiale.
Liberatoria, perchè ritiene di essersi affrancata dal dominio oppressivo di una cultura omologonte, a rischio di essere trascinati dentro la logica del "pensiero unico" e adeguarsi all'esigenza di approvazione sociale.
Superficiale perchè la parcellizzazione cognitiva e la rapidità con cui la nuova cultura viene espulsa dalle coscienze, assicurata da un continuo processo di revisione e di aggiornamento che impone l'oblio dell'innecessario, rende questa cultura poco influente. Quasi un'epifania effimera di cui restano poche tracce.
La cultura snack che unisce tutti è pubblicato su La Lettura #222, Il Corriere della Sera del 28 febbraio 2016
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