Cinquecento anni dopo l'isola che non c'è di Thomas More, siamo ritornati a chiederci se sia ancora possibile l'utopia. Non luogo per eccellenza, e quindi impossibile da trovare, questo concetto continua a interessare e a popolare l'immaginario collettivo, adattandosi però ai mutamenti della società.
L'utopia segue l'andamento sociale e si fa liquida, diventando un "ammortizzatore " dell'incertezza.
Sull'utopia e distopia, sulle utopie indesiderabili e l'utopia interstiziale, si è tenuta la giornata di studi
“In stato di utopia” con Michel Maffesoli, Mauro Pala e Carlo Bordoni, organizzata da Alessandro
Scarsella del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università
Ca’ Foscari di Venezia.
Oggi su la Lettura un dialogo con il sociologo francese Michel Maffesoli, professore emerito alla Sorbonne-Sciences Humaines di Parigi e titolare della
cattedra “Émile
Durkheim”, che spiega come sia cambiata l'utopia tra moderno e postmoderno, teorizzando una definizione di "utopia interstiziale".
Modernità addio, è l'era del silenzio è pubblicato su laLettura #252, Il Corriere della sera del 25/09/2016
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