Il destino
dell’Europa passa attraverso le elezioni in Germania di domenica scorsa, che
hanno confermato Angela Merkel alla guida della nazione predominante.
Non senza
dubbi e violente critiche, come quelle rivolte dal sociologo tedesco Wolfgang
Streeck, direttore del Max-Planck Institut di
Koln, autore di Tempo guadagnato, recentemente edito da Feltrinelli
e tradotto da Barbara Anceschi.
Streeck
considera alcuni fattori negativi dell’economia, come l’inflazione, il deficit,
la deregulation finanziaria come meri espedienti temporanei per rinviare a
domani problemi altrimenti insolvibili. Il maggiore dei quali è senza dubbio il
mantenimento delle garanzie democratiche e dell’integrazione sociale di fronte
alla richiesta di un’economia di profitto.

In questo quadro convergono più
risultanze, tra cui la privatizzazione in nome del progresso, del profitto e
dell’efficienza; la sottrazione del capitale agli interessi nazionali e la sua
“smaterializzazione” nei mercati finanziari; il crollo del “modello keynesiano”
o, più in generale, dell’intervento pubblico nell’economia, e la sua
sostituzione col “modello hayekiano” (da Friedrich August Von Hayek,
considerato il più autorevole avversario di Keynes, per le sue radicali teorie
liberali).
Ne deriva
una diminuzione delle risorse: siamo relativamente più poveri di cinquant’anni
fa, ma in compenso abbiamo più tecnologia a disposizione e comunichiamo con più
facilità.
L’eterna
lotta tra “capitalismo e democrazia”, come scriveva già Theodor W. Adorno, si
trova attualmente in una fase di ascesa del capitalismo, almeno finché non
cominceranno a farsi sentire le reazioni di parte democratica, tese a
recuperare terreno nella riconquista di un difficile equilibrio.
