venerdì 15 novembre 2013

Perché convivere con la paura?

La società insicura
Convivere con la paura nel mondo liquido


Virginia Perini intervista Carlo Bordoni per Affari Italiani


Quali riflessioni l'hanno spinta a scrivere questo libro?
Sono partito dall’osservazione della cronaca quotidiana. Le catastrofi naturali e morali, quelle prodotte dall’uomo, che ci colpiscono con intensità crescente. Di fronte alle notizie di nera, alle alluvioni, ai disastri ambientali, ai terremoti, ai tornado viene da pensare quanto sia fragile la vita umana, quanto poco basti a spazzare via certezze acquisite in anni e anni di costruzione della civiltà. Sul piano sociale viviamo un periodo di grande insicurezza che pervade tutti i fronti, da quello del lavoro a quello esistenziale. Non c’è salvezza, non sappiamo da che parte voltarci. Questo libro parte da una considerazione persino ovvia: l’uomo contemporaneo ha dovuto adattarsi a una condizione di insicurezza per poter sopravvivere. In ogni azione quotidiana ha dovuto mettere in conto i rischi a cui può andare incontro, da quando prende l’auto, sale su un aereo o su una nave da crociera, oppure se ne sta semplicemente a casa propria. Il rischio è dovunque. Abbiamo dovuto imparare a convivere con l’insicurezza.

 
Ma perché convivere con la paura?
La paura è una condizione endemica. Non possiamo sottrarci ad essa: ci accompagna in silenzio in ogni istante della nostra esistenza, ma per poter convivere con essa dobbiamo razionalizzarla.
Il mondo greco conosceva due tipi di paura, Fobos, la paura cieca e istintiva, e Deinos la paura che nasce coscienza del pericolo. Il mondo moderno ha cancellato Fobos, la paura irrazionale, che è stravolgente, scegliendo invece Deinos, la paura razionale. 

Razionalizzare la paura significa “comprenderla”, assimilarla all’interno del nostro sistema culturale, proprio come hanno fatto le religioni e i miti. È l’unico modo per riuscire a sopravvivere alla madre di tutte le paure, la paura della morte. 
Oggi viviamo in una sorta di inconsapevolezza di fronte alla morte o ai pericoli che ci minacciano. Li abbiamo rimossi, allontanati, fingiamo che non ci tocchino e, di fronte alle notizie ferali che ci portano ogni giorno i media, chiudiamo gli occhi o voltiamo la testa, purché non tocchi a noi. La grande impostura del nostro tempo, il tempo in cui le comunicazioni hanno rivelato la crudezza dell’esistenza, è l’indifferenza. Solo quando la catastrofe ci colpisce da vicino ce ne rendiamo conto, ma allora è troppo tardi.




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